L’economia circolare della raccolta differenziata degli abiti usati è messa a a rischio sopravvivenza dall'emergenza sanitaria causata dalla pandemia del Coronavirus. Le raccolte sono svolte in gran parte da imprese o cooperative sociali che hanno così creato numerosi posti di lavoro mentre i mercati di sbocco sono rappresentati da aziende italiane, tunisine e dell’est europeo, specializzate nella selezione e successiva commercializzazione. Come già detto, a differenza delle alle altre raccolte differenziate, il costo del servizio non viene remunerato dai Comuni o dalle municipalizzate, ma dalla commercializzazione o dal recupero del materiale stesso raccolto, con il cui ricavo si devono anche pagare oltre a tutte le spese per lo svolgimento dell’attività, i costi di incentivi ai comuni o ai privati richiedenti. “Oggi, con il forte rallentamento dei mercati di sbocco causato dalla pandemia, le aziende che effettuano le raccolte sono a rischio sopravvivenza ed una situazione già di per sé critica si aggiunge la previsione, all’auspicabile ripresa dei mercati, di un crollo verticale dei prezzi di vendita del materiale raccolto. Allo scopo di salvare le tante piccole realtà esistenti e i relativi posti di lavoro e di non distruggere un tassello del sistema che diventerà strategico dal 1° gennaio 2022 con l’obbligatorietà della raccolta differenziata (come previsto dal Pacchetto per l’economia circolare e dal relativo schema di decreto legislativo di recepimento) vi dovrebbe essere la necessità primaria di instaurare agevolazioni ed aiuti specifici alle imprese che operano nel settore, in primis imponendo ai comuni ed alle imprese che operano nel settore, come avviene per ogni altra tipologia di rifiuto raccolto, di elaborare procedure di gara un una base progettuale di servizio reso e non su un onere da elargire alla stazione appaltante a rialzo. Il crollo della produzione del rifiuto tessile data dalla crisi pandemica, il crollo dei costi di mercato, il salire delle spese di gestioni e una folle corsa all'offerta più alta determineranno presto infatti l'inevitabile insostenibilità del servizio da parte delle imprese esercenti con il conseguente proliferare di fenomeni di abusivismo o di mala gestione. Il settore della raccolta differenziata degli abiti usati si è sviluppato in questi anni in Italia, pur in assenza di obbligatorietà, garantendo ogni anno oltre 130.000 tonnellate di materiale raccolto, sottratto quindi a discarica o termovalorizzazione ed avviato a selezione per il riuso ed il riciclo.